Pietro il Grande fondò il monastero nel 1710 come custode spirituale della sua nuova città, e lo intitolò al principe Aleksandr di Novgorod, che nel 1240 aveva respinto gli Svedesi sulla Neva, facendo così in modo che gli antichi principati russi mantenessero l’accesso al Mar Baltico. L’eroico principe passò alla storia come Aleksandr Nevskij e fu canonizzato nel 1381. Il 30 agosto 1724 al monastero furono portati solennemente le reliquie del santo russo. Il giorno di trasferimento delle reliquie da Vladimir a San Pietroburgo divenne di festa. Il famoso corso Nevskij porta il soprannome del principe novgorodiano. Le reliquie vengono custodite nella Cattedrale della Trinità. Prima si trovava in uno stupefacente cenotaffio d’argento decorato con le immagini delle famose battaglie di Aleksandr Nevskij che oggi si trova all’Ermitage.
La Cattedrale della Trinità fu commissionata da Caterina a Ivan Starov nel suo stile prediletto, lo stile neoclassico. All’interno vanta una bella iconostasi in marmo bianco, bronzo e agata, dipinti attribuiti a Van Dyck, Rubens e Guercino e un nuovo reliquario per i resti di Aleksandr Nevskij.
Anche il regime sovietico riconosceva il santo principe Alessandro Nevskij un eroe nazionale e il regista russo Sergej Eisenstein gli dedicò un famoso film.
Dopo la visita del monastero vediamo i monumenti funebri d’altissimo livello del cimitero Lazarev e il cimitero Tikhvin. “L’amore per le tombe dei padri”, secondo le parole di Pushkin, è profondamente radicato nella cultura russa.
Nei cimiteri ci sono le tombe delle grandi famiglie dell’aristocrazia, ma vi si trovano anche i sepolcri di illustre personalità, come l’erudito enciclopedista Michail Lomonosov, Dostoevskiy, Ciajkosvkij, l’architetto Carlo Rossi, Giacomo Quarenghi ed altri.
I cimiteri furono considerati sempre peculiari e ci vennero sepolte persone privilegiate. I monumenti funebri che vi si accumularono attraverso il 700, l’800 e l’inizio del 900 erano di enorme importanza storica ed artistica e nel 1923 le necropoli furono trasformate in museo. Qui ci si rende conto del rapporto verso la morte e verso la vita, verso la personalità umana e il mondo degli ideali.
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